Il Vescovo alle categorie economiche e del lavoro

 
Saluto cordialmente tutti voi che anche quest’anno avete risposto all’invito da parte della Diocesi – in particolare della Pastorale sociale e del lavoro, rappresentata da don Marco Cagol – per questo incontro con le categorie economiche e il mondo del lavoro. Saluto e ringrazio, in particolare, il dott. Amedeo Lavorato, presidente dell’Ucid, e il dott. Roberto Furlan, Presidente della Camera di Commercio. Saluto e ringrazio S.E. il Prefetto, il Signor Questore.
La situazione odierna, caratterizzata dalla crisi politica e crisi economico-finanziaria,  mentre ci affligge, ci provoca ad una riflessione approfondita e ad unire le forze per imboccare con saggezza e coraggio la via di una ripresa che ridoni fiducia e speranza alle famiglie e in particolare alle generazioni emergenti.
1. La crisi lavorativa ed economica ha condotto alla disperazione e persino al suicidio lavoratori ed imprenditori che si sono sentiti soli e abbandonati; segno che il lavoro, la sua onesta retribuzione e la solidarietà toccano dimensioni vitali della persona e la sua dignità.
In questo tempo ricevo sempre più frequentemente richieste di aiuto, a cui si cerca di venire incontro.
Esprimo la mia viva partecipazione alle persone e famiglie che soffrono per la perdita dei loro cari. Ricordo che ogni 1° venerdì del mese si celebra una S. Messa nella Cappella S. Giuseppe Lavoratore per i caduti sul lavoro e fra loro includiamo anche chi ha rinunciato alla vita.
2. Vorrei sottolineare il valore positivo della collaborazione fra vari soggetti per rispondere a chi si dibatte in gravi difficoltà economiche, che si riflettono – come s’è detto – sulla sfera morale ed esistenzia I poveri – come i risultati dei dati della Fondazione Zancan e Caritas ci dicono – sono aumentati nell’ultimo anno. Grazie alla collaborazione fattiva tra Fondazioni bancarie, Cariparo, della Provincia, della Camera del Commercio e della Caritas è stato rifinanziato il Fondo straordinario di solidarietà.
È da rilevare che esso verrà gestito non con erogazioni a fondo perduto, ma per favorire percorsi di reinserimento lavorativo.
A questo scopo sono stati attivati 10 sportelli in tutta la Diocesi, animati da volontari, in relazione con i Comuni e le parrocchie e il tessuto produttivo.
Vorrei incoraggiare le proposte del Tavolo anticrisi e le iniziative che si propongono di fare rete e di promuovere la corresponsabilità.
3. Non sono competente per entrare nel merito specificamente scientifico – di scienze economico-finanziarie – della crisi attuale e delle scelte da farsi per uscirne. Il dott. Lavorato e il dott. Furlan hanno presentato su questo punto delle riflessioni che meritano attenzione.
Mi auguro e prego perché la Provvidenza guidi il Prof. Monti, Presidente del Consiglio, e gli altri leaders politici europei e mondiali sulla buona strada. Rilevo solo, a questo riguardo, la gravità della crisi di fiducia che si è determinata riguardo non solo delle persone che hanno responsabilità pubblica ma anche delle istituzioni, e della politica.
Ad una attenta osservazione non può sfuggire che l’economia e la politica sono fatte da uomini, e questo significa che hanno sempre una valenza culturale ed etica, e nello stesso tempo sono condizionate dall’ethos sociale, dalle visioni della vita, dai valori che esprimono e presiedono le comunità, come l’onestà, la verità, la giustizia, l’equità, la legalità, la solidarietà, il senso del bene comune.
È da chiedersi: Chi propone e insegna a testimoniare oggi questi valori che sono imprescindibili per un’economia a servizio dell’uomo e non solo del profitto individuale o di parte, e per una politica che sia al servizio del bene comune?
Io penso che oggi siamo chiamati ad una conversione di mentalità, di modelli e stili di vita, a recuperare le virtù morali e spirituali, disattese da una cultura diffusa che ha portato all’imbarbarimento e al degrado, a non saper più distinguere tra diritti e pretese, tra necessario e superfluo, tra bisogni veri e capricci.
Nel discorso tenuto il 5 dicembre nell’incontro tra comunità cristiana della città e gli organi istituzionali del Comune, osservavo in proposito:
« La cultura ed i modelli di vita individualistici oggi diffusi, come pure una visione secolarizzata, hanno indotto dei cittadini e dei gruppi ad avanzare richieste come se fossero diritti quando, invece, a ben riflettere, sono solo delle pretese e non rientrano nel bene comune, che è la bussola di riferimento.
In questa trappola ingannevole sono caduti e rischiano di cadere quei politici e amministratori che, per farsi eleggere, hanno fatto e fanno promesse di soddisfare anche i desideri egoistici ed effimeri e ideologie di parte. È anche per questo che ci si è indebitati. »                                                                                           
C’è assoluto bisogno di una ripresa spirituale e culturale, di uscire dal torpore mentale e morale.
4. È da proporre la legalità anche nel settore del lavoro e dell’economia, educando le coscienze, combattendo l’evasione fiscale.
A questo proposito, come Diocesi abbiamo voluto – di fronte a disinformazione malevola e diffamazioni – dare conto con trasparenza delle imposte che paghiamo, persino per opere di carità. Ci si attenderebbe una rettifica da parte di chi ha disinformato e diffamato. Né si dovrebbe dimenticare che la gestione delle Scuole d’Infanzia parrocchiali e di Congregazioni religiose hanno fatto e fanno risparmiare allo Stato delle somme considerevoli. Dispiace che questo non venga detto. Vorrei ancora rilevare che la Pastorale sociale diocesana è parte di Libera, Associazione attiva nella formazione alla legalità anche nel nostro territorio, insieme con numerosi altri soggetti.
5. C’è un’altra riflessione che vorrei proporre. Il governo chiede ora a tutti sacrifici, pesanti e dolorosi per alcune categorie sia pure mirando all’equità. Anche il Presidente Napolitano ha esortato ad accettarli. Ma perché fare dei sacrifici?
In verità, la cultura ed i modelli invalsi nell’ultima generazione hanno eluso il senso del sacrificio, che era proposto nella mia generazione, ispirato anche da motivazioni religiose.
L’ultima generazione – giovani ma anche adulti – è stata abituata a “tutto e subito”, a rifuggire dalla rinuncia e dallo sforzo – salvo ad accettarlo solo per ottenere vantaggi e guadagni, come in certi sport – a ricercare il facile successo e ad indebitarsi per esibire “status symbol”: vacanze esotiche, macchine e vestiti di lusso, etc.
Il sacrificio è un termine proprio dell’ambito religioso ed ha un senso specifico nel cristianesimo, che merita di essere riproposto, non senza fatica nell’attuale cultura secolarizzata, individualistica ed edonistica. Ma, grazie a Dio, sussiste ed è ancora vivo nella società del Nord-Est un senso di coesione e il riferimento a valori alti. Il sacrificio, nel suo senso cristiano, non significa primariamente rinuncia, ma il proporsi un Bene, un ideale molto alto per ottenere il quale è necessario lo sforzo ed anche andare incontro a sofferenze, ad accettare e portare – nel senso cristiano – la Croce.
La rinuncia, lo sforzo, la sofferenza non sono dunque un fine, ma le esigenze che derivano dal tendere ad un alto ideale di bene, non di interesse egoistico, ma bene dell’altro e degli altri.
Comprendiamo che il sacrificio per essere un valore dev’essere ispirato dall’amore. Quando si ama e si vuole veramente il bene dell’altro, accade che si debba rinunciare a qualcosa che è solo il mio interesse e la mia soddisfazione, o un mio desiderio narcisistico.
Su questo punto ci sta davanti una ineludibile sfida educativa. Noi Vescovi italiani l’abbiamo proposta e motivata con gli Orientamenti pastorali dedicati a “Educare alla vita buona del Vangelo”.
6.   Come comunità cristiana ci proponiamo di educare al senso del lavoro, in rapporto alla dignità della persona, alla famiglia e alla comunità, attingendo alla sorgente biblica, teologica e della grande tradizione spirituale, espressa ad esempio nel motto di ispirazione benedettina: ora et labora, che inserisce il lavoro nella dimensione integrale della persona, che non dovrebbe disattendere quella religiosa.
In questa concezione sono da evitare il super-lavoro che produce stress, come anche la negligenza e il lassismo.
Merita attenzione il lavoro delle donne, in considerazione della loro dignità, della loro specificità e del loro ruolo familiare, non sempre riconosciuto, ad esempio, in relazione alla maternità.
Vorrei anche richiamare il valore della Domenica e il significato del riposo domenicale. Anche qui è in gioco una visione della persona umana, nelle sue esigenze spirituali, familiari e comunitarie.
Quando il mercato prende il posto di Dio, diventa un idolo insaziabile e schiavizzante. La dottrina sociale della Chiesa non demonizza il mercato, ne riconosce il giusto valore, ma senza che diventi un Assoluto a cui tutto è subordinato.
Come espressione della vicinanza al mondo del lavoro e dell’educazione al senso del lavoro ho costituito la Cappellania della Zona industriale, composta da un sacerdote, un diacono permanente, due suore e un laico.
7.   Desidero infine informare che le 15 Diocesi del Triveneto stanno attivamente proponendo il 2° Convegno di Aquileia, che si terrà dal 13 al 15 aprile 2012. Il Papa Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza del Convegno nella sua visita ad Aquileia il 7 maggio scorso e nella celebrazione eucaristica al Parco S. Giuliano l’8 maggio. In preparazione al Convegno abbiamo chiesto alla Fondazione NordEst uno studio sui cambiamenti avvenuti nel Nord Est nel passato ventennio 1991-2011. Il rapporto sarà presentato e discusso in un Seminario di studio a Zelarino il sabato 28 gennaio 2012. Il Sarà preceduto da una conferenza stampa.
Conclusione
Il nostro incontro si tiene in prossimità del S. Natale. In questa prospettiva, possiamo riferirci ad una parola del profeta Isaia. In questo tempo abbiamo più che mai bisogno di profeti. Egli dice: « Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce ».
Anche noi, la nostra società, pare si trovi immersa nella paura, povera di fiducia e di speranza. Eppure c’è una Luce. Dio che si è fatto uomo non abbandona l’uomo: offre una Luce. Accogliamola.