Il Bene comune di un paese è qualcosa di serio. Anche quello della nostra Italia, a cui il nostro Veneto appartiene inscindibilmente (per noi di TR è così). Il Bene comune è la ragion d’essere di ogni comunità politica: non ci sono altre ragioni, se non il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, per cui si dia una comunità politica e le sue istituzioni e autorità. Il bene comune è un bene complesso, e il suo perseguimento richiede intelligenza e carità. Non si dà efficace azione per il bene comune senza consapevolezza e senza razionalità, così come non si dà senza spinta morale genuina e disinteressata. La consapevolezza è frutto di conoscenza accurata dei problemi e delle situazioni, dei processi e dei meccanismi, e soprattutto della condizione delle persone e dei gruppi che formano la comunità e delle loro esigenze per uno sviluppo integrale. Per questo, milleduecento persone, provenienti da 184 diocesi, dal 14 al 17 ottobre scorso si sono radunate a Reggio Calabria, nella Settimana sociale: per conoscere e per contribuire a dare speranza di bene comune all’Italia.
Lo hanno fatto a partire da alcune convinzioni: perché l’Italia abbia speranza è necessario che essa possa crescere sotto tanti punti di vista; e la crescita sarà possibile solo se l’Italia – e quell’immenso complesso di soggetti, reti di soggetti, costumi, culture, istituzioni, leggi che la compongono – sarà capace di vincere almeno queste grandi scommesse: liberare le energie dell’intraprendere; dare maggiore sostegno e legittimazione alle autorità educative; coinvolgere in un patto di responsabilità quegli immigrati che accettano doveri e diritti; ridare spazio alla mobilità sociale restituendo opportunità ai giovani; completare la transizione verso istituzioni politiche più adeguate ad una democrazia governante.
Partendo da queste convinzioni, i cattolici hanno saputo ritrovarsi uniti nel dire il “come” queste condizioni dovranno realizzarsi. L’attività economica dovrà essere ispirata dall’etica della centralità della persona, rinunciando alla precarietà dei lavoratori come leva per la propria crescita, e piuttosto fondandosi su una flessibilità sostenibile, componendo le proprie esigenze con quelle imprescindibili della famiglia, garanzia prima ed ultima della tenuta della società e della limitazione dell’assolutezza del potere politico; l’attività economica dovrà essere svolta all’insegna della legalità, della responsabilità sociale, della partecipazione e del rispetto del patto sociale, senza tradirlo con l’evasione fiscale. Il sostegno alle autorità educative dovrà passare attraverso una ri-educazione di tanti adulti, il sostegno alla genitorialità, e la formulazione di alleanze educative tra soggetti diversi, in una cornice di non negoziabile libertà di educazione. L’inclusione di coloro che raggiungono il nostro paese dovrà passare per alcune scelte concrete: la revisione delle legge di cittadinanza, una soluzione migliore per il conferimento della cittadinanza ai minori stranieri (ormai più di 600 mila), la realizzazione di percorsi concreti di inclusione da parte di tutti i soggetti istituzionali, di società civile ed ecclesiale, mettendo al bando ogni paura dello straniero e riaffermando come valore non negoziabile il riconoscimento la dignità della vita del migrante. La restituzione di opportunità ai giovani, oggi particolarmente svantaggiati nel sistema economico e politico, dovrà coniugarsi mediante scelte che sleghino le capacità, il mercato e la vita, perché ciascuno possa portare il proprio migliore contributo alla comunità, e scelte che leghino di nuovo le condizioni di base della vita comune e democratica (legalità, giustizia sociale, opposizione a criminalità e corruzione), per un nuovo patto sociale, garanzia che i rischi dei cambiamenti anche globali siano condivisi da tutti. La transizione istituzionale non dovrà lasciare indietro nessuno, né fasce sociali, né generazioni, né zone del paese, per cui il federalismo in via di completamento dovrà essere solidale e sussidiario, dovrà evitare nuovi centralismi e favorire l’azione prossima di enti locali e corpi intermedi; inoltre, affinchè le istituzioni mantengano inalterato il loro carattere democratico, è indispensabile che tornino ad esserlo pure i partiti politici, che altresì dovranno essere trasparenti nella gestione dei finanziamenti; così come è necessario il cambiamento della legge elettorale, per un parlamento veramente di eletti.
Queste indicazioni sono puntuali e precise: attorno ad esse il mondo cattolico si è ritrovato unito. Esse sono frutto di pensiero, di una visione che mette al centro la persona umana, la sua vita e la sua dignità, e che accetta di non valicare il confine dell’umano nella costruzione di processi culturali, economici, sociali e giuridici.
Tali indicazioni, nella loro concretezza e storicità sono il frutto di discernimento, ed è forse anche questo un contributo prezioso che da Reggio Calabria l’Italia può ricavare: la riuscita, appunto, di un prezioso lavoro di discernimento. In un tempo dove appaiono sempre più necessarie analisi che intendano restare neutre rispetto agli schieramenti politici, a dispetto di un dibattito culturale e di una dialettica politica che tendono ad ascrivere ogni considerazione e riflessione come sostegno o come detrazione per lo schieramento di turno (cfr. L. Ornaghi, Relazione introduttiva Lo stato dell’Italia: il presente che c’è, il futuro che ancora possiamo costruire, www.settimanesociali.it), e a dispetto di un’opinione pubblica che presta attenzione solo a ciò che è facilmente riassumibile in questo schema, l’aver conosciuto, dibattuto, riflettuto mediante un discernimento serio, è senz’altro un atto di carità che si è compiuto verso questo paese. Il discernimento è un arte a cui i cristiani tengono particolarmente: esso è esercizio che ben si sposa con la carità e con l’attenzione alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce degli uomini e delle donne e dei poveri soprattutto che dovrebbe guidare ogni scelta e ogni soluzione in campo sociale e politico. Esso «è uno dei modo in cui è l’amore che si fa conoscenza e dunque si orienta alla decisione» (L. Diotallevi, Conclusioni della Settimana sociale, cfr. www.settimanesociali.it). Il discernimento è modo di conoscere e decidere che ha il suo motore nella carità, che rende liberi dall’attaccamento ai progetti, ai programmi, ma àncora alla responsabilità che li ha generati e dunque rende capaci di rinnovarli e anche stravolgerli se necessario. Tutto questo è stato possibile a Reggio Calabria; ed è un dono che i cristiani vogliono fare al Paese, a dispetto del silenzio cui sono stati sottoposti dall’opinione pubblica nazionale. Un dono che diventa un appello accorato rivolto a tutti: “badate a come conoscete!”… perché ne va della speranza nel futuro.