Preghiamo per il nostro Paese
Il nostro Paese sta vivendo un momento cruciale sul piano politico con la difficoltà di formare il governo; questo passaggio si innesta su una grave crisi di ordine economico-finanziario, con il rischio di aggravarla ulteriormente e di provocare deleterie conseguenze per il presente e il futuro delle persone, delle famiglie e di tutta la società.
Non è mia intenzione proporre una riflessione sui vari aspetti della crisi sotto il profilo dei compiti e delle responsabilità dei cattolici nell’ora presente; tale riflessione andrebbe fatta nelle sedi e nei tempi appropriarti. Lo scopo di questo mio intervento è di invitare la Diocesi e le comunità cristiane ad elevare a Dio particolari preghiere.
A questo ci invita la Parola di Dio; il Salmo 127 ammonisce chi è discepolo della Sapienza:
«Se il Signore non costruisce la casa,
invano faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode».
Casa e città sono i luoghi del vivere per ogni persona, per ogni famiglia e per la società. Farne luoghi di armonia e di progresso non dipende solo dalle capacità umane; è un dono da implorare da Dio.
San Paolo nella prima lettera a Timoteo scrive: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1Tm 2,1).
Nel linguaggio odierno la raccomandazione è di implorare Dio affinché i governanti si propongano e perseguano il bene comune.
La Chiesa ha seguito questa raccomandazione anche in tempi di persecuzione: Tertulliano, infatti, nel II° secolo riferisce che «la Chiesa pregava per gli imperatori, per i ministeri e le funzioni del loro governo, per la prosperità del mondo, per la pace universale, perché fosse trattenuta la fine» (Apologetico, 39,2).
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Liturgia – Sacrosanctum Concilium – ha stabilito che nell’“orazione comune” o dei fedeli «si facciano preghiere, con la partecipazione del popolo, […] per coloro che ci governano» (SC 53).
Una preghiera del Venerdì Santo è innalzata a Dio «per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace».
Accogliendo queste importanti esortazioni, invito tutte le comunità cristiane a una speciale e intensa preghiera per le sorti della nostra nazione.
Come abbiamo pregato il Signore perché donasse alla Chiesa un “buon pastore” e siamo contenti per il dono di papa Francesco, così ora non possiamo trascurare di pregare intensamente per avere un “buon” governo e un “buon” presidente della Repubblica.
Chiedo, dunque, che in ogni parrocchia, nelle prossime domeniche, sia inserita nella preghiera dei fedeli un’intenzione per il nostro Paese. Inoltre invito i presbiteri a celebrare l’Eucaristia dei giorni feriali utilizzando i formulari delle messe “ad diversa”: “Per la Patria o per la Comunità civile” o “per le autorità civili” (p. 804).
Ringrazio per l’attenzione e invoco su tutti la benedizione di Dio.
Padova, 2 aprile 2013
+ Antonio, vescovo