Sabato 12 ottobre alle ore 9.30 presso la sede di Via Dante 55, Fondazione Lanza, Centro Toniolo e Cisl di Padova e Rovigo promuovono un seminario di studio che si propone di riflettere sulla chiave di lettura ‘controcorrente’ delle vicende locali e nazionali proposta da Giuseppe Vedovato, Un protagonista sociale misconosciuto della modernizzazione. La Cisl a Padova dal 1950 al 1969, presentato al Teatro Verdi il 26 gennaio scorso. In estrema sintesi, l’autore mette in luce il fatto che l’originale e innovativa strategia partecipativa proposta dalla Cisl negli anni Cinquanta – a Padova come nel resto del paese – non solo è stata rifiutata apertamente dalla stragrande maggioranza della sinistra (politica e sindacale) e dalla quasi totalità degli imprenditori, ma è stata accolta con sufficienza e con sospetto anche dalla prima generazione democratico-cristiana la quale, in nome di un forte senso delle istituzioni liberali ‘classiche’, non ha compreso che l’avvento dei partiti di massa e dell’industrializzazione richiedevano il coinvolgimento responsabile e propositivo di sindacati autenticamente ‘liberi’ (in quanto fondati sulla pratica della “vita associativa”) e un ruolo attivo dello stato nell’ambito di un’economia di mercato. Dal misconoscimento del progetto cislino originario è scaturita una “modernizzazione senza partecipazione”, che è sostanzialmente continuata nei decenni successivi alla “reazione antagonistica” del ’69-’73 nonostante i diversi tentativi di ripresa messi in atto dalla Cisl (non senza incertezze e contraddizioni) a partire dalla fine degli anni Settanta, tentativi concretizzatisi solo parzialmente ed eccezionalmente, in particolare nell’ ’83-’84 e nel ’92-’93. Si tratta dunque di aprire una “discussione onesta” su tale chiave di lettura, che ribalta quelle ancor oggi largamente prevalenti in ambito storiografico. La proposta – condivisa dai promotori del seminario – di ricostruire l’etica civile del nostro paese fondandola sulla corresponsabilità, sulla fiducia reciproca, sulla partecipazione e sulla sussidiarietà, ha bisogno non solo di attori politici, di imprenditori e di sindacalisti responsabili e attenti al bene comune ma anche di studiosi, in particolare storici, disponibili anche a rivedere criticamente le proprie chiavi interpretative (se ed in quanto inficiate da pregiudizi purtroppo assai radicati nella lunga tradizione divisiva del nostro paese) e a contribuire ad individuare momenti e itinerari di ricostruzione di una memoria condivisa: l’attuale gravissima crisi, così gravida di rischi per il futuro del nostro paese, a certe condizioni può rappresentare anche un’altra grande occasione, forse l’ultima, per realizzare finalmente un’autentica e lungimirante modernizzazione partecipata.