Preghiera per l'Italia

Veglia con il vescovo l'11 aprile alle ore 19 presso la Chiesa di San Francesco

 Preghiamo per il nostro Paese
 
Il nostro Paese sta vivendo un momento cruciale sul piano politico con la difficoltà di formare il governo; questo passaggio si innesta su una grave crisi di ordine economico-finanziario, con il rischio di aggravarla ulteriormente e di provocare deleterie conseguenze per il presente e il futuro delle persone, delle famiglie e di tutta la società.
Non è mia intenzione proporre una riflessione sui vari aspetti della crisi sotto il profilo dei compiti e delle responsabilità dei cattolici nell’ora presente; tale riflessione andrebbe fatta nelle sedi e nei tempi appropriarti. Lo scopo di questo mio intervento è di invitare la Diocesi e le comunità cristiane ad elevare a Dio particolari preghiere.
 
A questo ci invita la Parola di Dio; il Salmo 127 ammonisce chi è discepolo della Sapienza:
«Se il Signore non costruisce la casa,
invano faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode».
 
Casa e città sono i luoghi del vivere per ogni persona, per ogni famiglia e per la società. Farne luoghi di armonia e di progresso non dipende solo dalle capacità umane; è un dono da implorare da Dio.
 
San Paolo nella prima lettera a Timoteo scrive: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1Tm 2,1).
Nel linguaggio odierno la raccomandazione è di implorare Dio affinché i governanti si propongano e perseguano il bene comune.
La Chiesa ha seguito questa raccomandazione anche in tempi di persecuzione: Tertulliano, infatti, nel II° secolo riferisce che «la Chiesa pregava per gli imperatori, per i ministeri e le funzioni del loro governo, per la prosperità del mondo, per la pace universale, perché fosse trattenuta la fine» (Apologetico, 39,2).
 
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Liturgia – Sacrosanctum Concilium – ha stabilito che nell’“orazione comune” o dei fedeli «si facciano preghiere, con la partecipazione del popolo, […] per coloro che ci governano» (SC 53).
Una preghiera del Venerdì Santo è innalzata a Dio «per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace».
 
Accogliendo queste importanti esortazioni, invito tutte le comunità cristiane a una speciale e intensa preghiera per le sorti della nostra nazione.
 
 
Come abbiamo pregato il Signore perché donasse alla Chiesa un “buon pastore” e siamo contenti per il dono di papa Francesco, così ora non possiamo trascurare di pregare intensamente per avere un “buon” governo e un “buon” presidente della Repubblica.
 
Chiedo, dunque, che in ogni parrocchia, nelle prossime domeniche, sia inserita nella preghiera dei fedeli un’intenzione per il nostro Paese. Inoltre invito i presbiteri a celebrare l’Eucaristia dei giorni feriali utilizzando i formulari delle messe “ad diversa”: “Per la Patria o per la Comunità civile” o “per le autorità civili” (p. 804).
 
Ringrazio per l’attenzione e invoco su tutti la benedizione di Dio.
 
Padova, 2 aprile 2013
 
+ Antonio, vescovo
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