Tutti fuori, ci chiudono!

La sofferta testimonianza di un lavoratore ... per entrare nell'anno nuovo senza dimenticare

TUTTI FUORI CI CHIUDONO!
Non è il titolo di un film ma la breve cronaca di quello che è realmente successo il 4 ottobre scorso. Quel lunedì mattina come da 18 anni sono partito per recarmi al lavoro. Il tragitto è breve, solo pochi chilometri, per la strada incontro i soliti pendolari, ci si scambia un saluto (un colpetto di clacson un cenno con la testa e via ). 
Ecco sono arrivato a Torreglia alla Carrier (ex Criosbanc) la fabbrica, la mia vita per le prossime 8 ore. Buongiorno, ciao,passato bene il week-end? Ti vedo in forma…. La bambina come sta? Cosa dice il giornale? “Dai entriamo altrimenti si timbra in ritardo”, inizia un’altra settimana di lavoro.
Tutto prosegue nella normale quotidianità, poi all’ improvviso a metà mattina, quelle grida, quella frase: “Tutti fuori ci chiudono”! Come? cosa? Chi? Vedo i miei colleghi che si dirigono verso l’ uscita e continuo a non capire, ma come un automa li seguo anch’io. Sono fuori davanti all’ingresso, ho il fiatone, non sto correndo, ma credo di aver capito perché. Vedo qualcuno piangere altri gridano qualcuno sta imprecando e sa già con chi prendersela, adesso è tutto chiaro è tutto vero lo hanno fatto:
                     “La multinazionale Carrier ha deciso di chiudere lo stabilimento di Torreglia.”
È difficile spiegare a chi non si è mai trovato in una situazione come questa cosa passa per la testa in questi momenti. Ogni giorno vediamo o sentiamo queste notizie ma abbiamo sempre la speranza che non tocchi mai a noi, ma poi quando succede è il panico. All’ improvviso senti il vuoto, manca l’aria e ti senti derubato di un tuo diritto. Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita e quante persone in questi anni sono state private di questo strumento essenziale per la loro libertà, e la loro dignità di essere umani?
Quanta gente lasciata a casa per un proprio tornaconto economico, quanta sofferenza quanta precarietà nel nome del profitto! Come si può chiudere un ‘azienda sana, considerata tra le migliori al mondo per la tipologia del prodotto, che continua a fare utili nonostante la crisi mondiale e con un buon portafoglio ordini? Questa domanda non ci lascia dormire da quel lunedì di ottobre. Certamente chi ha preso questa decisione non ha pensato alle 193 persone che ha lasciato per strada ma si sarà preoccupato di trovare un posto migliore a buon mercato dove poter guadagnare ancora di più.
La risposta in fondo è proprio questa: siete bravi, siete i migliori ma costate troppo, meglio de localizzare dove il costo del lavoro è più basso, meglio i paesi dell’est. Ma che importa a questi se tra i 193 dipendenti ci sono mariti e mogli nella stessa azienda, con un mutuo da pagare, con un figlio in arrivo o se la moglie ha appena perso anche lei il posto di lavoro? La verità è che se ne fregano delle persone perché il loro unico interesse è il Dio denaro.
Quanta rabbia nei giorni successivi alla decisione di chiudere: il presidio permanente davanti alla fabbrica, le manifestazioni di protesta, ore e ore a discutere con passione, la meraviglia di parlare a colleghi mai frequentati prima e quanta solidarietà: politici, sindacati, amministratori locali, gente comune che si fermava a chiedere informazioni. La chiesa con il nostro vescovo Antonio e la sua voce forte a denunciare una grande ingiustizia contro queste multinazionali che sfruttano il territorio, le persone e poi fuggono “con la borsa piena di soldi” lasciando una striscia di povertà economica e culturale .
Tutto questo rumore ha dato fastidio alla Carrier perché non sia aspettava una reazione del genere… Certo non sono tornati indietro dalla loro decisione, ma almeno si sono seduti a discutere, un piccolo segnale  considerando la decisione iniziale: non ci sono margini per le trattative, lo stabilimento di Torreglia che produce banchi frigoriferi da oltre 40 anni fiore all’occhiello del nostro territorio e cresciuto fino a diventare esempio della creatività e professionalità italiana in tutto il mondo il 28/02/2011 chiuderà il suo sito produttivo.
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