C’è una domanda che spesso sentiamo rivolgerci, con particolare frequenza quando si avvicina l’appuntamento con le urne: perché la chiesa non parla? In uno scenario politico attraversato da feroci contrapposizioni e segnato da periodici scandali, in cui il contributo di quanti si definiscono cattolici è gravato dalla necessità di faticosi compromessi quando non pare condannato alla marginalità o a una mera opera di testimonianza, non sarebbe più opportuna e illuminante una presa di posizione chiara e netta? E nel sentirci rivolgere questa domanda, avvertiamo a volte anche un fastidioso retrogusto: forse non parlate per convenienza, per non intralciare il potere, per non rischiare di perdere privilegi?
Sono interrogativi che dimostrano, se non altro, il grande bisogno che le nostre comunità avvertono di una parola chiara, capace di guardare alla sostanza delle cose e svincolata dal turbinio di interessi politico-economici che domina lo scenario mediatico italiano. Diciamo subito che la politica ci interpella profondamente in quanto membri attivi e interessati alle sorti della nostra comunità, orgogliosi di un patrimonio ideale che ha concorso come pochi altri a plasmare la democrazia italiana. Attenzione però a non confondere piani che sono per loro natura distinti ed è bene che così rimangano. Il termine “chiesa”, se utilizzato in maniera onnicomprensiva, offusca lo sguardo e la capacità di analisi. Un conto sono i documenti del magistero, un altro i foglietti parrocchiali; una cosa è il lavoro del settimanale diocesano, altra le lettere pastorali di un vescovo. Ciascuno ha la sua dignità, ma anche il suo orizzonte e la sua particolare autorevolezza. Mettere tutto sullo stesso piano non giova alla chiarezza né alla linearità del dibattito, così come non aiuta confondere il richiamo ai valori fondamentali e alla necessità di un’attenta formazione con l’indicazione di opzioni di voto.
Fatte queste premesse, c’è un grande spazio in cui esercitare libertà e responsabilità come singoli credenti ma più ancora come comunità, e proprio il metodo del discernimento comunitario rappresenta la strada maestra lungo cui oggi incamminarci.
Questo forum è un primo passo, ai nostri lettori approfittarne nelle settimane a venire per alimentare la riflessione anche con il loro contributo.
Guglielmo Frezza